NUOVO VISIONARIO: IL TRANSREALISMO DI FRANCESCO GUADAGNUOLO

di Pino Blasone

 

“Transrealismo”: la suggestiva definizione è stata evocata e trascritta, con riferimento alle opere e mostre di Francesco Guadagnuolo, dal critico d’arte Antonio Gasbarrini (nell’introduzione a L’idea di “visionario”. Dalla 3D alla RV, Angelus Novus, L’Aquila 1995: dove la sigla 3D allude alla visione tridimensionale, mentre RV sta intuibilmente per Realtà Virtuale). Come per tutte le tendenze culturali, si dirà che ciò era inevitabile. Ma c’è una logica a carattere creativo, almeno in questo tipo di fatalità. Auspicabilmente, si tratta di una logica destinata a lasciare un segno positivo nelle nostre sensibilità.

Nato in America – prevedibilmente, negli U.S.A. – nella fertile mente dello scrittore Rudy Rucker, il nuovo “ismo” sta genericamente a indicare il nuovo immaginario o visionario, sia nella letteratura sia nell’arte. In parole povere, rispetto a un punto di vista tradizionale, cambia l’atteggiamento nei confronti della realtà. Ciò, nel momento in cui quest’ultima – grazie alla tecnologia o per colpa di un sociale degrado, secondo i punti di vista – sta mutando al punto che il concetto stesso di realtà, così come finora si presentava alle nostre coscienze, va rivisitato e modificato. Per essere meglio compresa, una tale realtà va trasfigurata.

Di conseguenza gli stessi termini “fantastico”, “immaginario” o “visionario”, assumono una diversa connotazione; i fenomeni connessi, una funzione differente. Lungi dall’essere semplici mezzi di evasione come spesso in passato, paradossalmente essi diventano strumenti possibili di analisi della realtà, là dove il realismo convenzionale risulta ormai un approccio insufficiente o riduttivo e perfino sfalsante. Ben oltre il realismo quindi, ma nient’affatto fuori della realtà – effettiva o “virtuale” che essa sia –, il Transrealismo si accompagna di solito a un interrogativo critico sulla natura della realtà attuale. Ne è, anzi, compenetrato in maniera inscindibile.

Nonostante o piuttosto grazie al loro peculiare carattere visionario, da un lato non si può negare una cura costante nelle opere pittoriche di Guadagnuolo: quella di cercare una chiave di interpretazione e di lettura della realtà circostante, ovviamente filtrata da quella interna dell’artista. D’altro canto, abbiamo un rapporto quasi di simbiosi fra l’arte di Guadagnuolo e la produzione letteraria soprattutto contemporanea, e sovente di collaborazione con gli autori, con particolare riguardo ai poeti. Da non trascurare specialmente al giorno d’oggi, la terza componente è un’attenzione non limitata alla lezione delle avanguardie estetiche, bensì estesa all’influenza delle nuove tecniche – ad esempio, quelle informatiche – sempre più sensibile anche nei campi della pratica artistica o dell’immaginario cinematografico.

Guadagnuolo ha intuito una nuova realtà trasfigurata dai media nell’era globalizzata, un’arte che si attesti nel sociale e nelle dinamiche psicologiche, che sostenga criticamente il progresso. Il ruolo dell’artista, secondo Guadagnuolo, è quello di abbracciare con il suo impegno creativo e civile i valori della solidarietà e della pace (anche per questo, al pittore è stato riconosciuto un ruolo attivo in qualità di artista nell’Intergruppo Parlamentari per il Giubileo, al Senato della Repubblica Italiana).

Dipingere un’umanità precaria, dolente e fragile, ricostruendo un universo umano nella ricerca di un’unità di senso attraverso l’incisività del segno, l’energia del colore, l’illimitato uso del collage, nonché l’impiego della fotografia: questo è il procedimento tramite il quale Guadagnuolo indaga una realtà stratificata, diversa rispetto a quella che percepiamo giorno per giorno. Simboli e metafore visive, in cui il frutto della fantasia si fonde col fatto reale in una molteplice compagine di segnali concettuali, relazionati con le diverse discipline: letteratura, filosofia, scienza, diventano per l’artista un teatro di screening.

Anche gli spazi infiniti del macrocosmo e del microcosmo, le dimensioni plurime ipotizzate dalla matematica e dalla fisica assumono valore nelle opere di Francesco Guadagnuolo. Nella mostra “Gli iperspazi e l’energia del segno”, l’artista rende concreti concetti che partono da formule di fisica quantistica, relativistica, di astrofisica e di cosmologia, a principi scientifico-matematici che vanno dall’infinitamente piccolo all’infinitamente grande, fino a trasformare gli elementi della realtà in forme e visioni pressoché aniconiche e incorporee. Per tali obiettivi il realismo convenzionale sarebbe risultato evidentemente inidoneo. Il Transrealismo, all’opposto, ne rappresenta il registro linguistico naturale.

«Oggi Guadagnuolo è l’unico esponente italiano transrealista, che io sappia»; è l’autorevole critico Antonio Gasbarrini a introdurre così i lavori di Guadagnuolo esposti in più mostre: “transreali” è la definizione più attinente alle opere di quest’artista autenticamente innovativo. E sarebbe sufficiente indicare la mostra installazione del 1994, intitolata “I luoghi del Corpo” - viaggio nelle patologie della creatività per averne conferma. In quelle tele, la nostra realtà antropica veniva radiografata, alla luce però di un sentimento di umanità e compassione. Uno screening verso il mistero e la comprensione della vita, accompagnata dai versi manoscritti interpretativi del “corpo-organico” da parte di poeti contemporanei italiani e stranieri, inseriti nelle composizioni.